Il CBD attiva il sistema endocannabinoide che è composto da recettori cellulari presenti in tutto l’organismo in aree come il sistema nervoso centrale, il sistema nervoso periferico e il sistema immunitario.
Finora sono stati individuati due recettori principali, ovvero CB1 e CB2.
Questi sono anche presenti sulle cellule locate nell’intestino e nell’apparato digerente.
Un funzionamento irregolare di questo sistema può giocare un ruolo determinante in alcune patologie intestinali, come disturbi infiammatori dell’intestino, intestino irritabile e perfino obesità.
Il CBD viene spesso utilizzato a scopo terapeutico proprio per la sua capacità di andare a colpire questi recettori coinvolgendo il sistema endocannabinoide.
Si tratta di un componente in grado di legarsi o di influenzare i recettori grazie alla sua somiglianza molecolare con i cannabinoidi endogeni, fenomeno conosciuto come biomimetismo.
Il Sistema nervoso enterico e centrale comunicano tramite il nervo vago, il sistema immunitario, il sistema endocrino e si influenzano reciprocamente, a volte mandando in altalena il nostro umore.
Si stima che il 90% della serotonina, un ormone neurotrasmettitore associato al buonumore e coinvolto in disturbi depressivi e psichiatrici, sia prodotta nell’intestino.
Stati di ansia e stress ad esempio aumentano la motilità intestinale e nei casi più severi un eccessivo rilascio di citochine provoca uno stato di infiammazione della mucosa intestinale.
Ma vale anche il contrario.
La sindrome dell’intestino irritabile aumenta non solo la produzione di serotonina ma anche dell’enzima deputato a demolirla questo può provocare una diminuzione del tasso di serotonina nel sistema nervoso centrale, con conseguente insorgenza di depressione.
Anche nelle persone all’interno dello spettro autistico sono spesso stati osservati problemi digestivi, mentre i pazienti affetti da Parkinson sono comunemente interessati da costipazione.
I ricercatori hanno anche notato che un aumento dei disturbi depressivi sia associato a un eccessivo uso di antibiotici, che fanno piazza pulita dei microrganismi che abitano dentro di noi, sia quelli cattivi, sia quelli buoni.
Nel nostro intestino albergano miliardi di batteri, virus, funghi e archea che svolgono funzioni che il nostro organismo non sarebbe in grado di svolgere da solo.
Il nostro microbiota è composto da 2Kg. di microrganismi che ci aiutano a digerire e che producono sostanze benefiche per il sistema immunitario.
Il nostro corpo più che un organismo è un vero e proprio ecosistema cooperativo, olobionte alcuni lo chiamano, frutto di una coevoluzione in corso da milioni di anni.
Dalla fine degli anni ’90 gli scienziati impararono che la segnaletica cannabinoide riesce a regolare la neurogenesi negli adulti ovvero la crescita di cellule cerebrali.
Inoltre sappiamo che a seguito di ictus ed altri traumi neurologici, vengono rilasciati nel cervello alti livelli di endocannabinoidi, a testimonianza delle proprietà neuroprotettive del Sistema Endocannabinoide, che è una vera e propria rete di protezione generale, che lavora congiuntamente con il sistema immunitario e vari altri sistemi fisiologici.
Gli effetti neuroprotettivi attivati dal Sistema Endocannabinoide equivalgono a quelli di strategie terapeutiche basate su medicinali anticitotossici che bloccano i canali del calcio, antiossidanti, antinfiammatori o altre terapie farmacologiche neuroprotettive usate come trattamenti individuali.
Questo è un aspetto importante per le patologie neurodegenerative, ove il danno neuronale è la conseguenza della combinazione progressiva di diversi eventi citotossici come degenerazione mitocondriale, infiammazione e stress ossidativo.
Le scoperte hanno posto una sfida diretta all’ortodossia scientifica rivelando che il cervello ha un kit di autoriparazione naturale, un meccanismo innato di protezione e rigenerazione che può guarire le cellule del cervello.
Tutto ciò ha radicalmente cambiato l’approccio sia alla medicina sia alla farmacologia.
Quindi che dire ancora: lasciatevi curare…
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