Siamo arrivati al termine di questa prima sessione di lezioni ed abbiamo terminato il sistema gastroenterico ed abbiamo approfondito le molecole più importanti consigliate per la cura.
Quindi abbiamo visto che tramite i FIR induciamo la produzione di NO, il monossido di azoto che grazie alle sue proprietà vasodilatatorie da vita a un’azione antinfiammatoria che riduce l’infiammazione cronica intestinale, la cosiddetta low grade inflammation.
Il CBD a sua volta riattiva il nostro sistema endocannabinoide che abbiamo visto come lavori per riportare il nostro organismo in omeostasi.
E sono proprio tutte e 2 le nostre molecole che essendo ubiquitarie si raggiungeranno e si verranno a trovare nello stesso posto e nello stesso momento dando vita a sinergie straordinarie unitamente al sistema endocannabinoide.
Il NO è inoltre in grado di migliorare la funzione cardiaca e vascolare riducendo lo stress ossidativo nei pazienti con insufficienza cardiaca cronica, la salute fisica e generale, il funzionamento sociale, lo stress e la fatica nei pazienti affetti da diabete di tipo II e di ridurre il dolore, la rigidità e l’infiammazione cronica di basso grado del microbiota.
Il CBD è un regolatore centrale in grado di modulare ed equilibrare le principali attività dell’organismo quali mangiare, dormire, rilassarsi, proteggere e dimenticare.
È stato ormai evidenziato come la segnaletica indotta dai recettori cannabinoidi moduli il dolore, l’infiammazione, l’appetito, il metabolismo del glucosio, la motilità gastrointestinale e i cicli del sonno, insieme ai ritmi delle cellule immunitarie, ormoni, e altri neurotrasmettitori che alterano l’umore, come la serotonina, la dopamina e il glutammato.
Per cercare di capire le similitudini di queste molecole possiamo confrontare la loro azione sul dolore per capire come entrambe lo contrastino e lo debellino in maniera simile ma differente.
Appena sintetizzati gli Endocannabinoidi vengono rilasciati dalla cellula per legarsi ai rispettivi recettori
Si pensa che si comportino da mediatori retrogradi, siano cioè sintetizzati sul neurone postsinaptico e si leghino ai recettori CB1 del neurone presinaptico e poi tramite un meccanismo a Feed Back breve.
Questa funzione può essere considerata neuroprotettiva o analgesica in pratica si ha il blocco del dolore.
Come potete vedere dalla figura entrambe le molecole fanno la stessa azione ritornando entrambe sul neurone presinaptico risolvendo il problema.
Ho preso come esempio il dolore perchè mi piacerebbe approfondire questo argomento così complesso e che è stato oggetto di numerosi studi scientifici che hanno tentato di definirne i differenti aspetti e le peculiari caratteristiche, secondo prospettive diverse dettate dalle scienze che lo indagavano.
La medicina ormai lo annovera come quinto segno vitale come la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca, la frequenza respiratoria e la temperatura corporea.
Il dolore viene descritto come un’esperienza sensitiva ed emozionale sgradevole, associata ad un danno tissutale attuale o potenziale o descritto in termini di danno oltre che un’esperienza individuale e soggettiva.
Alla prossima per i saluti estivi…
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