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Writer's pictureDr Elio Gaeta

Microbioma: i meccanismi


Le interrelazioni tra i microrganismi si modificano principalmente in base al tipo di alimentazione, allo stress ed ai farmaci assunti.


Si ipotizza che alcuni fattori che impediscono una corretta colonizzazione batterica nei primi anni di vita possano contribuire a determinare l’intolleranza alimentare, le reazioni allergiche, il diabete di tipo 1, altre malattie autoimmuni e altre malattie croniche intestinali.


L’associazione del microbioma alle malattie autoimmuni è stata spiegata dal meccanismo Old friends, in base al quale l’assenza di un robusto e solido assetto microbico determina carenze nello sviluppo e nella regolazione del sistema immunitario, caratterizzato da mancanza di tolleranza immunitaria.


Data la sua importanza per l’immunoregolazione, difetti e alterazioni del microbioma intestinale potrebbero predisporre alle malattie autoimmuni.


Anche lo stress psicologico potrebbe favorire ulteriore infiammazione attraverso percorsi che coinvolgono l’intestino e il microbioma.


Una condizione di stress cronico, quindi, può indurre modificazioni nel microbioma ma è vero anche il contrario, ossia che i batteri dell’intestino possono avere un profondo effetto sull’asse intestino-cervello e contribuire a modulare la motilità, la permeabilità e la sensibilità dei visceri.


I meccanismi che regolano la comunicazione tra i batteri e l’asse nervoso cervello-intestino possono includere lo scambio di messaggi ormonali con le cellule della mucosa intestinale, l’interazione con le cellule immunitarie, la comunicazione diretta tra batteri e cellule del sistema nervoso enterico.


Anche gli interventi farmacologici possono influire sulla composizione della popolazione microbica, riducendone la biodiversità, come nel caso dell’assunzione inappropriata e dell’abuso di antibiotici, che potrebbe essere causa di disbiosi.


Negli ultimi anni, si sente parlare spesso di obesità come di epidemia mondiale e si assiste a un drammatico incremento di malattie a essa correlate: diabete, cancro, malattie cardiovascolari e alterazioni immunitarie.


La moderna alimentazione costituita da cibi troppo raffinati e carenti nel loro contenuto naturale mineral-vitaminico, tanto da essere denominati cibo-spazzatura, economici, di facile e pronto uso, e ad alto contenuto di carboidrati e di grassi che soprattutto in determinati contesti economici e sociali dilaga, sembra essere un fattore di rischio ambientale per sovrappeso e obesità e patologie ad esse correlate.


Essendo la dieta un fattore importante per la strutturazione del microbioma e per la prevenzione dell’insorgenza di malattie, si ipotizza che i regimi alimentari caratterizzati da cibi ad alto contenuto calorico, possano essere responsabili di modificazioni a carico dei processi metabolici del microbioma.


Le ricerche attuali stanno mettendo in relazione il fatto che una dieta ricca di grassi possa alterare il microbioma con conseguenze sulla sua funzione di barriera protettiva, provocando infiammazioni nei tessuti.


Inoltre, potrebbe esistere una correlazione tra obesità, microbioma intestinale e funzioni cognitive dato che le ricerche suggeriscono che gli squilibri del microbioma possano alterare i segnali che dall’intestino raggiungono il cervello, inserendosi e interferendo nella comunicazione dell’asse intestino-cervello.


Esistono ipotesi per cui diete sbilanciate alterino la comunicazione tra intestino e cervello, modifichino i circuiti cerebrali inducendo infiammazione, alterando la sensazione di sazietà e contribuendo allo sviluppo dell’obesità.


L’organismo umano dovrebbe essere considerato come un complesso network integrato in cui il sistema nervoso, immunitario ed endocrino agiscono in sinergia tra loro mettendo in atto le reazioni vitali di adattamento dell’organismo ai cambiamenti che avvengono all’esterno.

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