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Il SEC modula l’iperattività del SNC



È noto che in tutti gli organismi animali dal più primitivo al più evoluto, l’homo sapiens è all’apice della scala evolutiva, sono presenti numerosissimi sistemi recettoriali.

Ricordiamo che i recettori sono molecole molto specifiche situate sulla superficie delle membrane delle nostre cellule: quando una molecola perfettamente complementare si incastra selettivamente in questi siti e avvia all’interno delle cellule una vastissima gamma di processi biochimici ed enzimatici che permettono e garantiscono le funzioni biologiche e quindi l’equilibrio funzionale o omeostasi delle cellule.

I recettori CB1 e CB2 sono tra i più numerosi sistemi recettoriali del nostro organismo e la loro configurazione sterica è perfettamente complementare alle molecole anandamide AEA e 2AG, cioè i nostri principali endocannabinoidi.

Precisamente l’AEA si lega prevalentemente ai recettori CB1 mentre il 2AG si combina sia con i recettori CB1 sia con i recettori CB2.

Ormai sappiamo che il CBD mantiene attivo il nostro SEC indebolito dallo stress della vita moderna.

Le regioni dove è stata dimostrata la massima concentrazione recettoriale di CB1 sono il sistema nervoso centrale ed il sistema nervoso periferico, mentre i recettori CB2 si trovano soprattutto sulle cellule del nostro sistema immunitario.

Più esattamente nel sistema nervoso centrale possiamo identificare la massima concentrazione di recettori CB1 in regioni che presiedono a funzioni importantissime.

Facciamo qualche esempio:

  • Ippocampo funzione della memoria

  • corteccia cerebrale funzioni cognitive

  • cervelletto coordinazione motoria

  • nuclei basali movimento

  • ipotalamo controlla funzioni viscerali ed emozionali

  • amigdala reazione di allarme e stress

  • grigio periacqueduttale dolore

Fibromialgia

Premesso che nella fibromialgia una delle cause del dolore è sicuramente l’iperattività elettrica neuronale, vediamo come il CBD possa promuovere un positivo processo di neuromodulazione e neuroprotezione capaci di attenuare e, nei casi più favorevoli, risolvere le situazioni dolorose.

Prendiamo in considerazione la figura Figura 1 vedremo che le sinapsi sono semplicemente dei collegamenti fra i neuroni.

Nella figura 1 lo stimolo elettrico che arriva al bottone terminale del neurone 1 detto presinaptico è nello spazio sinaptico il neurotrasmettitore, per esempio acetilcolina in questo caso che chimicamente lo trasferisce al neurone 2 detto postsinaptico. Lo stimolo elettrico prosegue cosi nel neurone 2 e poi nel 3 e così via

Catena neuronale

La sinapsi quindi può essere raffigurata come un dispositivo a relais che riceve lo stimolo, che possiamo anche chiamare segnale, dal neurone 1 e lo trasmette al neurone 2

Vedremo che questi relais sono tarati dalla natura con sistemi di neuroprotezione e neuromodulazione che nell’organismo umano sono costituiti dal SEC.

Immaginiamo per semplicità che questo relais sia dotato di una sorta di fusibile che protegge il neurone 2 da un sovraccarico di segnali elettrici. Il sovraccarico di segnali elettrici corrisponde appunto all’iperattività elettrica

neuronale considerata la causa del disturbo fibromialgico.


Figura 2

Vediamo ora come il CBD possa proteggere i neuroni dal sovraccarico dei segnali elettrici in arrivo.

Quando un segnale elettrico arriva al bottone terminale del neurone 1 e passa al neurone 2 libera dalla membrana del neurone 2 AEA.

Questo endocannabinoide muovendosi in direzione retrograda si lega ai recettori CB1 del neurone 1 modificando la polarizzazione elettrica dalla membrana del neurone, impedendo così il passaggio di un numero eccessivo di segnali che potrebbero “surriscaldare il fusibile del relais” e propagare nella catena neuronale stimoli anomali percepiti dal paziente come stimoli dolorosi.

È chiaro quindi che il dolore può scaturire da un indebolimento del SEC che non protegge più efficacemente la catena neuronale dal sovraccarico.

Il CBD quindi garantendo la naturale e fisiologica produzione di endocannabinoidi AEA e 2AG, che ripeto sono carenti nella vita moderna, protegge le catene neuronali da quelle che abbiamo chiamato iperattività, cioè da quel sovraccarico di segnali elettrici che potrebbero surriscaldare i nostri “fusibili” e farci percepire questi disturbi elettrici come dolore.



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